Descrizione
Le rivendicazioni dell’Autonomia da parte dei trentini rappresentano una costante nel secolo che va dal 1848 al 1946, al di là dei passaggi che collocano il territorio provinciale in diverse realtà politico-istituzionali. A metà del XIX secolo, il lembo meridionale del Tirolo elegge nel Parlamento di Francoforte sul Meno, assemblea costituente della Confederazione germanica, dei propri rappresentanti che chiedono una forma di autonomia amministrativa. Tale richiesta ottiene però risposta negativa.
Analogo risultato ottengono le proposte avanzate dai deputati trentini nelle costituenti di Vienna e Kremsier, dove si discute la riforma e l’ammodernamento dello Stato asburgico. I trentini rifiutano inizialmente di inviare propri rappresentanti alla Dieta tirolese, denunciando uno scarso interesse di Innsbruck nei confronti dei problemi locali. La richiesta di autonomia amministrativa si manifesta così nella costituzione di “comitati patri” che seguono i dibattiti delle costituenti e informano la popolazione, così come nelle sottoscrizioni popolari per perorare la causa autonomistica.
Nella seconda metà dell’Ottocento, la questione nazionale scuote i domini asburgici, ridisegnando la mappa dell’Impero e intrecciandosi con le questioni politiche di estensione dei diritti civili a sempre maggiori strati della popolazione. Anche nel Tirolo italiano, dove il termine “Trentino” si fa sempre più strada per evidenziarne il carattere italiano rispetto al resto della regione, cominciano a radicarsi sentimenti che esprimono identità e aspirazioni differenti, dalla semplice affermazione di italianità ad aperte dichiarazioni di volontà secessioniste. La richiesta d’autonomia si salda così alla rivendicazione di italianità come specificità dei trentini all’interno di un Impero multinazionale, mentre l’irredentismo, che aspira a congiungere il Trentino al giovane Regno d’Italia e si sviluppa soprattutto in quest’ultimo, risulta essere decisamente minoritario almeno fino alla Grande Guerra.
La vittoria italiana nella Prima guerra mondiale porterà a una revisione dei confini, con l’annessione non solo dei territori a prevalenza di lingua italiana ma anche di altre regioni a maggioranza non italofona. Per il Trentino, facente parte della nuova regione della Venezia Tridentina assieme al territorio fino al Brennero, si apre così una stagione di profondi cambiamenti istituzionali dopo la tragedia della guerra (100.000 profughi e oltre 11.000 morti). Sul tavolo si discute anche di forme d’autonomia per questo territorio così da valorizzare le tradizioni di autogoverno e tutelare i diritti delle comunità tedescofone.
L’Italia liberale vive però anni particolarmente turbolenti e finirà per soccombere sotto l’assalto del montante fascismo. Giunto al potere nell’ottobre 1922, dopo aver attaccato frontalmente le istituzioni liberali anche a Trento e Bolzano, il governo Mussolini prima e il regime poi cancellano ogni possibile scenario autonomistico imponendo la propria visione centralista e oppressiva. Di autonomia si ricomincerà a parlare solo agli scampoli della Seconda guerra mondiale e una volta riconquistata la libertà e la democrazia.