Descrizione
Il 5 settembre 1946, nell’ambito delle trattative di pace della Seconda guerra mondiale, i ministri degli Esteri di Italia e Austria Alcide De Gasperi e Karl Gruber firmano un accordo per la tutela delle minoranze tedescofone in provincia di Bolzano. Il patto, redatto in inglese, prevede che l’Italia adotti misure per la salvaguardia e lo sviluppo culturale ed economico del gruppo di lingua tedesca, conceda loro l’esercizio di un potere legislativo ed esecutivo autonomo e si impegni a risolvere con “spirito di equità e di comprensione” la questione della cittadinanza degli optanti per il Reich.
L’accordo getterà le basi per il futuro conferimento dell’autonomia alle popolazioni del Trentino-Alto Adige da parte della Repubblica italiana con legge costituzionale n.5 del 26 febbraio 1948: all’interno della Costituzione, promulgata nel 1948, si stabilisce la creazione di regioni speciali a cui vengono concessi ampi spazi di autonomia. Una di queste è appunto la Regione Trentino-Alto Adige con capoluogo Trento. A stabilirne le funzioni, così come delle Province di Trento e Bolzano, è lo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige.
Vincolata a livello internazionale, l’autonomia regionale avrebbe dovuto garantire tutele e diritti democratici alle minoranze tedescofone rompendo con vent’anni di fascismo. Le politiche adottate dal regime, infatti, si caratterizzavano per la forte impronta nazionalista e il carattere discriminatorio e culminarono nell’accordo delle Opzioni. Come avvenuto in altre parti d’Europa, la questione territoriale venne così “risolta” attraverso il trasferimento della popolazione di lingua tedesca verso il Reich.
Una volta riconosciuto, all’interno delle trattative di pace, il confine del Brennero all’Italia (a Est la questione confinaria risulterà ben più travagliata), per la popolazione di lingua tedesca si chiude ogni ipotesi di autodeterminazione. A rappresentarne gli interessi da quel momento sarà il partito di raccolta della Südtiroler Volkspartei, nato nel maggio del 1945. In Trentino, invece, le forti istanze autonomistiche trovano forma nei diversi progetti d’autonomia regionale abbozzati già negli ultimi anni di guerra.
Riconquistata la libertà e la democrazia, a rendersi protagonisti delle rivendicazioni autonomistiche sono il Comitato di Liberazione Nazionale, organismo che raccoglie tutti i partiti antifascisti, e l’ASAR, Associazione Studi Autonomistici Regionali, movimento di massa trasversale per ceto e collocazione politica, che chiede “autonomia integrale” dal Brennero e Borghetto. Attivo tra il 1945 e il 1948, l’ASAR si scioglierà dopo l’entrata in vigore dello Statuto d’autonomia.
La creazione di una regione unica a maggioranza italiana non spegnerà le rivendicazioni di maggiore autonomia del gruppo di lingua tedesca dell’Alto Adige. A partire dagli anni ’50, le condizioni politiche interne e internazionali porteranno alla riapertura della “questione altoatesina”, mettendo in crisi la “prima autonomia” dello Statuto del 1948.